Nuovo setup e nuove produzioni

Ho trascorso una lunga pausa di riflessione per ripensare a un nuovo setup per le attrezzature e per studiarne la collocazione in un diverso ambiente di produzione. Il passaggio dalla terrazza al garage ha comportato l’accantonamento del fornellone e della bombola di GPL: in un ambiente ipogeo non sarebbe affatto sicuro.

Sono quindi passato per prima cosa a un impianto All-In-One elettrico. La soluzione al momento più semplice per ottenere risultati il più possibile ripetibili.

L’acqua

I tubi che portano l’acqua nel mio garage sono molto vecchi e arrugginiti.  Seppure l’acqua sia pur sempre potabile, ha una durezza piuttosto alta e una alcalinità residua consistente.

Se  aggiungiamo il fatto che la tubazione non è per nulla idonea alla erogazione di acque potabili, ho ritenuto più pratico e sicuro dotarmi di un sistema di filtraggio ad osmosi inversa a 5 stadi.

Il costo di questo modello privo di pompa booster, ma con serbatoio da 10 litri, è accessibile un po’ a tutti e l’installazione è stata davvero semplice e veloce.  Sono disponibili anche modelli con pompa per chi ha una pressione di rete molto bassa.

Questo sistema eroga acqua con un residuo fisso bassissimo, praticamente trascurabile: quasi acqua distillata.  Possiamo quindi costruirci su misura l’acqua più adatta alla birra che vogliamo produrre usando i sali a nostra disposizione.

Il BrewMonk

Per quanto concerne il sistema di ammostamento e bollitura elettrico, mi sono orientato sul BrewMonk da 30 Litri, visto che avevo un buono acquisto da €100 da spendere su Mr. Malt grazie ad un recente successo ad un concorso birrario locale.

Mi è sembrata una scelta in linea con le mie esigenze di produzione e soprattutto con la capienza del mio portafoglio.  Esistono sicuramente soluzioni migliori, ma a prezzi decisamente più elevati.  Il dispositivo mi è sembrato ben costruito e sufficientemente robusto.  Da un primo test è sembrato anche piuttosto veloce a riscaldare l’acqua che ho usato per il lavaggio pre-utilizzo.

Il fatto che sia rimasto dormiente per più di 6 mesi in garage, in attesa del materiale rimanente, non ha influito sul corretto funzionamento dell’apparecchio.  Anche una prima verifica della temperatura indicata sul display confrontata con quella di un termometro ad alcool e un altro digitale rivelano la sostanziale precisione della misurazione.

Per il momento posso ritenermi più che soddisfatto dell’acquisto.

Accessori

Per integrare l’impianto mi sono procurato ulteriori pezzi di attrezzatura che potranno rendere la vita da homebrewer un po’ più facile.

Cotta di prova: Grodziskie Point

Per testare il tutto, non resta che provare una ricetta collaudata con il precedente impianto a tre tini: la vincitrice dell’Astral Beer Grand Prix del 2019.  Ormai è una ricetta matura: questa è la terza cotta, e non dovrei avere problemi a riprodurla anche con un impianto che ancora non conosco bene.

Mash

L’ammostamento andrà fatto con un rapporto acqua/grani un po’ alto, visto che la gravità finale dovrà risultare piuttosto bassa e molto liquido se ne starà sul fondo e intorno alla pipe. Circa 4 litri per Kg permetteranno di tenere i grani a bagno senza problemi, anche con il tubo del ricircolo pieno, senza diluire troppo gli enzimi. Considerando poi che lo sparge non riuscirò a farlo con acqua calda per la mancanza di una pentola di sparge, meglio stare già comodi.
Mash-in a 56°C per far restare il mosto a 52°C per 20 min. per un veloce protein rest. Rampa per raggiungere i 66°C abbastanza veloce. Ricircolo attivo. Dopo 60′ ho convertito praticamente tutto. Porto la temperatura a 72°C aggiungendo gradualmente acqua per diluire gradualmente il mosto.

Sparge e bollitura

Senza un bollitore separato per lo sparge (pensavo di procurarmi un articolo simile a questo), sono costretto a fare un risciacquo un po’ blando, prima allungando l’impasto prima del mash-out, poi sciacquando le trebbie con acqua a temperatura ambiente.

Dopo aver aggiunto 10 litri d’acqua e aver assestato il mosto a 72°C, porto il tutto a temperatura di mash-out/sparge: 78°C. Arrivato a questo punto, sollevo il cestello a metà, lascio defluire il mosto e comincio a sciacquare le trebbie con acqua a temperatura ambiente ma con i grani ancora molto caldi. Imposto la temperatura al massimo: BOIL. Quindi sollevo il cilindro al limite massimo, finisco lo sparge a freddo e lascio sgocciolare.
In 15′ arrivo a temperatura di bollitura e butto i luppoli per l’amaro. La bollitura procede vigorosa anche a potenza ridotta a 2200W. A 10′ da fine bollitura dentro i luppoli in aroma e a fine boil metto il coperchio.

Raffreddamento e riempimento

A fine bollitura il passaggio attraverso lo scambiatore e il riempimento del fermentatore li faccio a caduta dal rubinetto inferiore. Questo comporta il fatto di avere la pentola in alto, su un tavolo. E la cosa complica un po’ le cose quando si tratta di sollevare un cestello pesante con birre di elevata gravità. La prossima volta lo farò con l’ausilio della spinta della pompa di ricircolo,ma dovrò avere il filtro per la pompa.
Inoculo il lievito sopra la schiuma, ottenuta splashando il mosto dall’alto, e metto il tutto in camera di fermentazione a 18°C per i primi 4 giorni.  Il resto se ne starà a nanna per altri 9 giorni a 20°C. Al termine: travaso, batch priming e imbottigliamento.

Risultato finale

È andato tutto abbastanza bene. Molte cose ho dovuto improvvisarle, spesso non avevo tutto ciò che serviva sotto mano. Ancora la location è da organizzare, il processo da ottimizzare, ma col tempo ci prenderò la mano e tutta l’attrezzatura avrà una collocazione più definita.

Ma posso dire che, come primo esperimento, è andato tutto molto bene. OG centrata abbastanza bene, con un litro in più in fermentatore. La FG è giusto quella prevista. Il risultato in bottiglia devo dire che è soddisfacente.